la mia piccola visione del mondo

Chiedo scusa a tutti per l’assenza sia dal blog che dai treni, ma forse le cose stanno di nuovo per cambiare, intanto vi lascio qualcosa che ho scritto extra-treni.

la mia piccola visione del mondo

“Tu pensi che questo non abbia nulla a che vedere con te, tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito, per esempio, perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti metti addosso, ma quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro […] Tuttavia quell’azzurro rappresenta milioni di dollari ed innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinta di aver fatto una scelta fuori dalle proposte della moda: quindi, in effetti, indossi un golfino che è stato selezionato per te dalla persona qui presente in mezzo ad una pila di roba!”

(Miranda Priestly – Meryl Streep in Il diavolo veste Prada)

A volte hai bisogno di leggerezza, e lasci un po’ perdere tutto, lasci i treni, lasci la realtà fuori dalla porta e convinci te stessa che è giusto così, che te lo meriti, che la tua vita è piena di colori di sapori e non hai più voglia di rendere conto a nessuno, di avere delle scadenze, di correre.

La mia piccola visione del mondo.

La mente si svuota camminando in mezzo ai colori d’autunno, i miei colori, caldi, i colori della mia casa: giallo intenso, arancione, verde mela, tutte le sfumature del marrone, le sfumature… Che bello prendere in mano i pastelli e sedersi sul tappeto a colorare, ma non sei più così capace, le tue dita sembrano goffe devi stare attenta a non uscire dai bordi se no c’è qualcuno molto più piccolo di te pronto a fartelo notare, e capisci come fanno gli schemi a penetrare nelle persone, piccole pagine bianche che iniziano a corrompersi.

Poi riscopri le sfumature, la diversa intensità dei pastelli, una facile evasione.

La mia piccola visione del mondo.

Il grigio, la noia, tutto già visto, tutto uguale, tutto così prevedibile, le regole della comunicazione, il marketing, e le maschere, Pirandello, e il mio amato Rousseau, una griglia mentale che distorce le mie percezioni. Poi c’è il fascino della neuroscienza che conferma ancora una volta la nostra prevedibilità, la nostra ignoranza e la nostra arroganza.

Allora urlo, grido, la mia voce così forte, così esasperata, da diventare rauca, dal farmi bruciare la gola, ma è solo dentro alla mia testa. Non è reale. Non POSSO mettermi ad urlare.

La mia piccola visione del mondo.

Era un film, “La donna perfetta”, Nicole Kidman: una visione, col suo meraviglioso vestito anni quaranta che esce dalla cucina con un meraviglioso arrosto. Donne forti svuotate, Barbie, icone di un mondo che non è mai stato reale, che meraviglia! Che meraviglia il “vissero per sempre felici e contenti”.

Meraviglioso come i draghi e la cavalleria: le nostre favole, le favole dei piccoli per diventare QUEI grandi, per tendere verso. Tendere verso stereotipi corrotti, ma forse non così corrotti, forse semplicemente ideali, risolutivi.

Quale felicità nasconde la donna frivola? Quale male terribile si cela nella leggerezza? Perché non ho mai giocato con le Barbie? Perché è così meschina l’educazione di genere? Perché bisogna essere informati, ragionare, perché la sensibilità e il tormento sono nobili? Perché l’avere, perché l’apparenza, perché il materiale sono corruzione?

La mia piccola visione del mondo.

La ricerca dell’originalità, noia. L’anticonformismo, noia. La gente che si lamenta, noia. Le nostre chiavi di lettura, noia. Le battaglie etiche, noia. L’economia, noia. La politica, noia.

Mi nutro di colline e i paesaggi d’autunno, dell’aria gelida in faccia, dei cartoni della Disney visti coi bimbi sotto tre strati di coperte sul divano, della cioccolata in tazza, dei Lego. La mia piccola visione del mondo non è niente di nuovo, non è originale, sono una trentenne di oggi, sono sentimentale, nostalgica, scontenta, fatalista, mi aggrappo con le unghie a miti creati su misura per noi e ne sono consapevole, consapevole della mia schiavitù, spettatore passivo post spettatore passivo, la differenza è che lo so, e non mi interessa, voglio estraniarmi, voglio emozionarmi, voglio riempire le mie giornate di gioia, di amore e di spensieratezza, voglio stupirmi, voglio innamorarmi e ri-innamorarmi della mia famiglia, della natura, della gente, della vita.