“questa mattina la mia sveglia
non ha suonato
son sempre stato una speranza
ma ora sono…”
(Neffa, Disperato)
…amareggiato, un capotreno amareggiato, completerei in questo modo la strofa di Neffa.
Questa mattina la mia sveglia non ha suonato. Un rientro dalle vacanze sicuramente agrodolce, con gli uccellini che cinguettano fuori dal balcone e mi salvano per un soffio dal “bucare” un treno, un treno che non si può “bucare”, un giro talmente rilassante che non cederei a nessuno: da Firenze a Faenza, una delle mie linee preferite in mezzo all’Appennino.
un rientro agrodolce
Bologna, ieri al ritorno dalle ferie, si é presentata torrida e soffocante ma il mio buonumore é rimasto, ostinato e imprescindibile, mi ha accompagnato tutta la giornata. Qualsiasi negatività sul lavoro non avrebbe in alcun modo cancellato il fatto che la mia assenza è stata provvidenziale per evitare i treni della notte rosa, incubo di molti capitreno, non di tutti, sicuramente, ma senza dubbio di quelli come me, che non hanno nessuna voglia di litigare.
Gli ultimi giorni prima di partire per le vacanze, sono successi dei fatti orribili che ti costringono a riflettere anche se non vuoi. A volte succede che certe notizie tu non le voglia sentire, che come reazione, le cancelli nel momento stesso in cui ne vieni a conoscenza, ma è solo un illusione, rimangono lì, latenti, che attendono, attendono che il vaso si colmi. Pensi che a te non succederà mai e cerchi di ingannare la realtà trovando delle motivazioni che allontanino quell’eventualità dalla tua personale esperienza, ma poi la casistica, le statistiche ti colpiscono come uno schiaffo in pieno faccia: da gennaio il bilancio è di 140 aggressioni contro i ferrovieri di cui 117 solo al personale front-line, e attenzione! Sono solo i dati del 2015, cioè si riferiscono a quanto? Sei mesi?!
Il capotreno ferito dal machete ha un bambino piccolo, io ne ho due, non sono un poliziotto, non sono armata, sarei stata altrettanto impotente. “Nella mia cartella personale ci sono due Encomi, mi sarebbero serviti in una situazione del genere? Ho prestato giuramento come pubblico ufficiale, ma conterebbe qualcosa per la mia famiglia qualora tornassi a casa gravemente ferita?” Sono cose a cui non vuoi pensare, a cui nessuno vorrebbe pensare. Così inizi a prendere delle piccole precauzioni, speri di evitare i treni più caotici, quelli più a rischio, ma quali sono i treni a rischio? I treni da e per la notte rosa non sono certo tranquilli, sono treni carichi di alcool, di ormoni, di eccitazione …e di arroganza. Sono ben contenta di non averne scortato neanche uno, almeno per quest’anno, il mio rientro è stato tutt’altro, una piacevole mattina di nove ore e mezzo; per una volta la sveglia alle 3.50 ha avuto un suono dolce. Non si può dire lo stesso di quella di oggi che… Non ha suonato!
la mia sveglia non ha suonato
Ho puntato la sveglia alle 4.45 e per sicurezza una anche alle 4.50, “se non suona sarà ancora presto, Paolino continua a muoversi, deve avere caldo, eppure la finestra è spalancata, come è piacevole questo venticello, gli uccellini questa mattina hanno un gran da fare, senti là come sono allegri, hanno iniziato presto ‘sta mattina”, socchiudo gli occhi, “in effetti c’è una gran luce, adesso suonerà”, guardo il cellulare sul comodino, “E’ SPENTO! NO! NO! NOO! Come è possibile? Si è scaricato? Ma era in carica, NO! Chi ha staccato la spina del caricabatterie? Che ore saranno?”
Sbircio l’orologio della cucina, “ oh no! è vero che è fermo!”.
Scatto in piedi.
Mi precipito in bagno, “5.20! è tardissimo! Dovevo alzarmi quaranta minuti fa, devo andare in macchina a Bologna, non c’è tempo… Antonio! Lui guida più veloce di me”.
Sveglio mio marito – devi portarmi a Bologna! Sveglia i bambini, devi portarmi a Bologna! –
Mi precipito in bagno.
Mi lavo i denti, non so neanche quello che sto facendo, movimenti frettolosi, automatici, “magari ce la faccio, il treno è fra mezz’ora! Devo farcela!”.
Mi lavo.
Stiro la camicia, “non va, non si scalda il ferro, quanto ci mette?! È tardi! Non posso andare a Bologna in macchina!”.
Giù per le scale, sono in macchina “5.36, speriamo il treno sia in ritardo, devo avvisare il lavoro per sicurezza”, -pronto sono la Volpe…
Parcheggio.
Su per il sottopassaggio, “non ci credo! il treno non è ancora arrivato!”.
Finalmente a sedere.
Il capotreno: -ce l’hai fatta alla fine! Che giro fai?
Io: – ci devo guardare, perché in realtà… non lo so!