Gli ultras e la stazione di Parma: l’assalto!

15 gennaio 2006, gli Ultras del Catania dopo aver invaso la stazione di Parma, realizzano di non poter arrivare allo stadio in tempo per la partita e si lanciano all’assalto del primo treno diretto a sud: il mio.

io e… gli Ultras

L’altra sera, nella stazione di Bologna, stavo andando a prendere il treno per tornare a casa; ero sul primo binario e dal piazzale est, mi dirigevo verso il centro della stazione, quando ho sentito dei cori. Per qualche secondo ho rallentato, fino quasi a fermarmi, dalla mia bocca è uscita l’esclamazione: “tifosi!” poi, come se volessi cercare di auto-confortarmi, ho pensato che fossero manifestanti, plausibile, dal momento che lo sciopero era terminato da poco più di un’ora. Ho ricominciato a camminare, usciti dall’ufficio della polizia ferroviaria due “Polferini” mi sono passati davanti, tenevano il caschetto azzurro lungo il fianco con la mano sinistra. Conoscevo quella camminata, quel passo svelto e quei caschetti. Ho riconosciuto la bandiera del Milan che sbucava da dietro l’edicola, uno sguardo rapidissimo all’orologio del binario, era tardi, non potevo cambiare strada. Ho come trattenuto il respiro e allungando il passo ho superato i tifosi e sono entrata nell’atrio. Il tutto si è svolto nel giro di qualche minuto, niente di particolare o insolito, niente di cui preoccuparsi, ma il mio cuore in quel veloce passaggio era impazzito, niente di razionale, niente di logico.

4 ore nella stazione di Parma! l’assalto al mio treno.

Sono passati ormai diversi anni da un episodio come tanti, un episodio che mi ha reso sicuramente più vulnerabile: ero su un intercity proveniente da Milano, in prossimità della stazione di Parma il treno era abbastanza pieno, sulle quattrocento persone, le vetture di prima classe erano in coda e io assegnata a quest’ultime stavo finendo di controllare i biglietti. Entrati in stazione il treno si fermò più indietro del solito, tanto che le ultime tre vetture erano rimaste fuori rispetto alla lunghezza del marciapiede, non si poteva andare oltre, i binari erano “assediati” dai tifosi del Catania.

Il loro treno aveva subito un guasto e i tifosi si erano riversati in tutta la stazione, furibondi per l’impossibilità di raggiungere lo stadio, avevano iniziato a fare numerosi atti vandalici, mi dissero in seguito che gli stessi avevano incendiato le auto fuori dalla stazione e distrutto letteralmente l’ufficio dei dirigenti movimento. Io so solo che aperta la porta del treno vidi una specie di moderno “assalto alla diligenza”: una massa caotica e chiassosa, si stava impadronendo del treno, avevano dei bastoni sottili in mano e suonavano delle trombe da stadio, urlavano e c’era del fumo. Il mio collega mi venne incontro e insieme andammo rapidamente a chiudere le porte delle vetture di prima classe per impedire l’accesso dei vandali, prendemmo subito in mano la situazione e uno da dentro e l’altro da fuori percorrevamo il treno per assicurarci che i viaggiatori stessero bene e che nessuno si facesse male. I tifosi avevano aggredito il ragazzo col carrellino delle vivande, e con la sua chiave avevano preso possesso del compartimento del capotreno. Riuscimmo momentaneamente a respingerli ed entrati nel compartimento trovammo le nostre borse rovesciate con tutto il contenuto sparso per terra e sui sedili mischiato ai documenti del treno e a diversi pacchetti di patatine rovesciati e sbriciolati di proposito. Io scesi di nuovo per tenere nuovamente sotto controllo le vetture in coda al treno, mentre camminavo verso la coda del treno sentii delle urla esultanti alle mie spalle, mi girai e vidi il mio collega “volare” fuori dal treno, l’avevano fisicamente “buttato” dalla porta. Chiamai personalmente l’ambulanza.

Ecco, io avevo venti anni e poco più di un anno di ferrovia, ero da sola con i miei passeggeri, in balia di questa folla aggressiva e disorganizzata, sola a tamponare la situazione, sola a placare le crisi di panico dei viaggiatori, sola a interagire col “capogruppo” per allentare la tensione.

Restammo praticamente “in ostaggio” per quattro ore, fino all’arrivo della polizia e dei carabinieri dotati di caschi, scudi e manganelli. A quel punto ero quasi riuscita a gestire il tutto, e forse saremmo riusciti a ripartire, ma arrivarono i “rinforzi” e con i loro modi, non troppo gentili, fecero scendere gran parte dei tifosi, che a quel punto si disperdevano come formiche alle quali era stato distrutto il formicaio. Passò un’altra ora e finalmente potemmo ripartire. Parte dei tifosi era rimasta sul treno, salirono altri poliziotti a Reggio Emilia. Io scesi a Bologna e il treno venne soppresso a Firenze.

Ho visto dei coltelli, ho visto dei bastoni fatti con i tubi che ricoprono i cavi sottratti agli impianti ferroviari, ho visto anche qualche schizzo di sangue, ho visto il ragazzo del carrellino sconvolto che vagava cercando il suo termos, ho visto dei manganelli, ho visto qualcosa che l’avrei evitato volentieri, e che sicuramente eviterò in futuro: gli ultras.

Per approfondire leggete questo articolo del Corriere della sera sull’assalto degli ultras alla stazione di Parma

Una risposta a "Gli ultras e la stazione di Parma: l’assalto!"

  1. tifosi è un parolone.. Io direi gente frustrata che sfoga ire e insoddisfazioni nella partita del fine settimana(ma anche in cortei e manifestazioni avviene la stessa cosa). ho vissuto molti anni di curva e ne so qualcosa: in mezzo alla massa “buona” si nasconde un manipolo di delinquenti che cerca ogni pretesto per scatenare disordini. Un pretesto può essere la politica e allora giù botte tra fasci e sinistrorsi; un altro pretesto può essere la razza o il colore della pelle e allora giù insulti al cinese o all’africano di turno; un altro pretesto può essere il campanilismo sia regionale che interregionale e allora giù botte tra laziali e romanisti, tra perugini e ternani, tra juventini e granata ma anche tra veronesi e napoletani o tra livornesi e bresciani etc, etc Ma la cosa più penosa è lo scontro sistematico coi poliziotti: quest’ultimi per la cronaca stanno lavorando! E neanche per stipendi da favola purtroppo. Certo da ragazzi si è boriosi e qualche errore lo si può fare ma chi dopo anni ed anni continua con queste cazzate da stadio è veramente PICCOLO. Facile fare i duri nel branco… COMUNQUE IL CARROZZONE DEL CALCIO TRA SCOMMESSE E SCANDALI E’ UNA FARSA. USATE LA VOSTRA FOGA PER QUALCOSA DI PIU’ REALE O QUANTOMENO SFOGATEVI CON CHI DI DOVERE. SVEGLIATEVI!!!!!!!!!!!

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